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AMÉRICA LATINA 
VIVERE NELLA CONTEMPORANEITÀ

VISIONI DI ARCHITETTURA SOSTENIBILE

 

organizzazione IILA Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana
progetto a cura di Paola Pisanelli Nero architetto

 

"… e Polo: – L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio

(cit. “Le città nascoste 5” da Le città invisibili, Italo Calvino, 1972)

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Non c’è da meravigliarsi di questa citazione di Italo Calvino, uno dei primi scrittori ad aver affrontato nella sua narrativa temi di sostenibilità ambientale. Prima di molti, già si interrogava sul cosa era divenuta la città oggi per noi, diceva di aver scritto il suo ultimo poema d’amore alle città, in quanto era sempre più difficile viverle come tali con la distruzione dell’intorno naturale, evidenziava la fragilità dei grandi sistemi tecnologici e su come essi avessero compromesso intere metropoli, ma allo stesso tempo nei suoi scritti non profetizzava catastrofi. Quello che interessa al suo Marco Polo è scoprire le ragioni nascoste che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, che per Italo Calvino sono insiemi di cose: memoria, desideri, luoghi di incontro e ci restituisce immagini di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste da città infelici. Ci narra di città che devono crescere con leggerezza.

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Ed è proprio la leggerezza che questa mostra vuole raccontare, frutto di un progetto di ricerca con visioni di architettura contemporanea. “Vivir en la contemporaneidad” significa vivere in modalità sostenibile con attenzione alle interazioni tra i cambiamenti economici, sociali ed ambientali e coniugando inclusione sociale, sviluppo economico e sostenibile e questo è possibile attraverso l’architettura. La panoramica architettonica qui esposta per paese e più o meno conosciuta, ha un valore unico per la sua visione hic et nunc (qui ed ora) di questo intenso capitale contemporaneo di progetti ed opere di giovani architetti, attenti all’intorno naturale ed ancora riconoscenti degli insegnamenti dei nativi, da sempre guardiani dell’ambiente. Semplici costruzioni che recuperano e innovano gli stilemi di tipologie tradizionali, di alcuni insiemi urbani, che impiegano tecniche costruttive vernacolari, materiali naturali e rielaborano con approccio innovativo la tecnologia dell’architettura tradizionale ancestrale.

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Una contemporaneità così singolare per ogni contesto latinoamericano e di cui va compreso quanto e cosa significa legarla ad ogni realtà ed a cui l’architettura cerca di dare soluzioni sociali sostenibili, come in Ecuador la “Casa Parasito” de El Sindicato di Arquitectura, che progetta un prototipo ripetibile di una “vivienda minima” studiato per risolvere le richiesta di alloggio per single e coppie giovani. La realizzazione della scuola pluripremiata de “Las Tres Esperanzas” per la comunità di Puerto Cabuyal, degli architetti ecuadoregni dello studio Alborde, un progetto di inclusività sociale, che risponde al problema di distanza della comunità dalla scuola pubblica e sviluppa un nuovo modello educativo locale, costruito con tecniche locali ed insieme alla comunità.

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L’architettura sostenibile è inclusiva ed il progetto della “Casa de la lluvia (de Ideas)” del taller Arquitectura Expandida ne è un esempio. Si tratta di un progetto di autocostruzione di uno spazio sociale e ambientale autogestito nel quartiere La Cecilia di Bogotà in Colombia. Un processo di autocostruzione di una casa comune in bambù guadua, che tenta di mettere in discussione l’autoritarismo e la mancanza di trasparenza delle decisioni di politica territoriale in quartieri storicamente vittime dell’incapacità di garantire i diritti territoriali.

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In Cile il Premio Pritzker dell’Architettura Alejandro Aravena (Elemental), impegnato per il miglioramento delle condizioni sociali dei più poveri, nella citta di Iquique con l’intervento “Villa Verde”, sperimenta sulle fasce meno abbienti della popolazione una metodologia di progettazione partecipata, in un programma definito come "incremental design", basato sulla cooperazione e sull'autocostruzione per assorbire le baraccopoli.

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Lo studio guatemalteco Taller ACÁ costruisce per la Fondazione McDonald a Città del Guatemala, la “Casa Ronald McDonald“, che ogni anno ospita più di 2000 famiglie. La Fondazione benefica impegnata socialmente con il motto “una casa lontano da casa”, ospita i familiari provenienti dall'interno del paese ed i cui figli sono sottoposti a cure mediche nel sistema ospedaliero pubblico.

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Nella città di Caracas in Venezuela nel “Anexo la Casa de Todos”, Enlace Arquitectura dell’architetta Elisa Silva propone uno spazio inclusivo, per l’arte e la cultura con il riutilizzo ed il recupero con materiali di facile reperibilità di un edificio esistente, abbandonato da più di tre decenni. Un giardino centrale ricco di piante e alberi rinfresca l'ambiente e grandi aperture mobili consentono la circolazione dell'aria e la ventilazione trasversale. Questo è un luogo che genera modalità inclusive e partecipative di progettazione della città, che incoraggia il confronto per la generazione di idee che sostengono l'integrazione tra città e abitanti, nonché progetti strutturati e organici che soddisfano i bisogni degli stessi.

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Altre visioni contemporanee e sostenibili sono quelle sperimentali degli architetti ecuadoriani Alejandro González, Ignacio de Teresa, Juan Carlos Bamba Vicente ne “El Guardián del Chimborazo Refugio Antártico Ecuatoriano (RAE)” che sperimentano l'utilizzo di fibre naturali scartate dall'industria agroalimentare come pannocchia, mais, lolla di riso ed altri scarti nella produzione di componenti per le partizioni edilizie da impiegare nella costruzione di due rifugi di emergenza, un progetto di “prefabbricazione del naturale”, che garantirebbe all’architettura la possibilità di accedere a una fonte illimitata di risorse di scarto con caratteristiche fisico-chimiche sorprendenti per l’impiego nella produzione di materiali da costruzione.

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Germán Del Sol architetto cileno rende fruibili le “Terme di Puritama”, questo fiume termale che scorre generosamente in una valle nascosta a 60 Km di distanza da San Pedro de Atacama. Il fiume Puritama crea nel suo canale sinuoso, molte pozze naturali che vengono utilizzate per fare il bagno da tempo immemorabile. L’intervento è delicato in questo paesaggio termale unico di piscine naturali, preserva questo luogo creando comunque profitto per la comunità locale.

 

La visione sostenibile degli architetti colombiani Torres, Piñol, Ramirez & Meza è quella della “Biblioteca Pública di Villanueva”, un’architettura che si adatta al clima, avvalendosi dell’utilizzo di materiali e di manodopera locale con costi ridotti. Realizzano un edificio sostenibile composto da due volumi compatti, che ospitano oltre alla biblioteca, un teatro, degli uffici e spazi di lavoro. Un altro volume ancora accoglie una piazza ed un corridoio pubblico, un insieme che risulta più un centro culturale che una biblioteca.

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Un’attrazione per le farfalle è invece il “Jardín y Nectarífero para mariposas” a Cali, degli architetti colombiani Husos Arquitectos, un edificio bioclimatico che funziona anche come un biometro, che aiuta a misurare la qualità ambientale ed a rendere visibile il valore unico dell’ecosistema in cui si trova. Le farfalle infatti, quali bioindicatori efficaci della qualità dell’ambiente, abitano questa costruzione con destinazione ad uso misto che ospita case, spazi di lavoro e attività commerciali, ma è soprattutto un giardino domestico di piante, arbusti e vegetazione rampicante, un habitat per uccelli e altre specie ed insetti locali.

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Le architetture abitative sono sostenibili quando propongono modelli come la “vivienda bioclimatica” della “Siquíman Lodge” dell’argentino Pablo Senmartin, e cercano soluzioni architettoniche non invasive come per questa casa costruita in appoggio al suolo nel rispetto del pendio e della vegetazione permettendo all’acqua di continuare il suo deflusso naturale.

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Francisco Cadau nel “Edificio Damero”, casa multifamiliare a Campana nella provincia di Buenos Aires, ha una visione contemporanea nel rapporto con il vernacolare; molte volte “l’andare avanti sta nel tornare indietro”, sostiene Cadau, la tradizione della costruzione e la tecnologia costituiscono le idee stesse del suo progetto e sono suoi riferimenti quando si pensa a modelli di progetto sostenibili.

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BAAQ nella “Casa Aráoz 967” realizza un edificio residenziale situato a Villa Crespo, a Buenos Aires, in una zona a bassa densità, in un quartiere fortemente caratterizzato. Il progetto affronta in modo sostenibile la difficoltà di continuare a urbanizzare il quartiere con la sua identità di case basse che definiscono uno stile di vita urbano. Lo studio dei materiali, delle proporzioni, delle facciate e delle finestre in relazione al percorso del sole, ha avuto come risultato un progetto di un edificio che si consolida in una linea formale, senza balconi o loggiati, completando e rispettando la morfologia dell'isolato con le sue vecchie abitazioni e generando una transizione tra l'esterno e l'interno del volume architettonico nel contesto urbano.

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In Brasile, lo studio Apiacas Arquitetos con la “Casa Serra Azúl”, si rifà all’architettura vernacolare della casa rurale brasiliana e perimetra con un balcone lineare il patio e la piscina riprendendo il sistema distributivo tipico dei modelli abitativi locali, che qui corre tra i contrasti dei volumi costruiti con materiale sostenibile ed i volumi vuoti.

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Luciano Lerner Basso con la sua “Casa Fortunata”, situata nell’estremo sud del Brasile, si pone in relazione con la natura, circonda un albero, un’enorme Araucaria Angustifolia che domina su tutta la casa. Una costruzione immersa nel contesto e costruita reimpiegando materiali usati nella costruzione, come il legno usato per le casseforme dei getti dei muri in cemento a faccia vista e riadoperato per il pavimento.

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Gli architetti dello studio GeraBrasil nella “Casa das Birutas” propongono un nuovo modo di costruire con tecnologie eco-efficienti, una casa come un sistema vivo, che ricicla e rigenera, così come Tagua Arquitetura nella sua “Casa MP”, in stile brutalista ed industriale, coniuga l’uso di materiali naturali come il “ladrillo ecologico” per la costruzione della struttura portante con il cemento a faccia vista; sistemi di captazione ed riuso dell’acqua ed un impianto di produzione di energia fotovoltaica rendono questa casa per il fine settimana completamente autonoma.

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L’architettura che si rapporta alla natura è la visione del paraguaiano José Cubilla, che si interroga sul come l’architettura può occupare un luogo senza distruggerlo, visione sostenibile che si ispira alla cosmogonia guaranì e che traduce nel suo progetto e costruzione della “Casa Ara Pytu” ubicata nello stato di Central; “Ara” significa giorno e tempo e “Pytu” oscurità, un riferimento all’atmosfera dell’intorno boschivo della casa ricco di biodiversità di flora e fauna, che non deve essere compromesso e che meglio ingloba questa architettura come se fosse una pietra naturale che prende forma dal bosco. La casa Ara Pytu è costruita con mattoni fatti a mano, legno e pietra riciclata, il tetto giardino, che funziona anche come un piccolo orto, preserva l'inerzia termica contribuendo al confort all’interno della casa.

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Così anche nella “Casa MilGuaduas” per lo studio Ritmo Arquitectos in Colombia, è la foresta nativa di guadua che circonda l’architettura e che diventa parte di essa per inserirsi fluidamente in un rilievo discendente. Astraendo gli elementi tipici della casa rurale della zona del caffè, gli archetipi tradizionali vengono reinterpretati in un contesto contemporaneo alla ricerca dell'atemporalità nel luogo.

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Lo Studio Saxe in Costa Rica concepisce la ”Casa Azucar” come un padiglione-giardino, che incorpora nella costruzione un piccolo ruscello ed un corridoio vegetazionale perimetrale, che genera la sensazione di un’architettura immersa nel verde, ma allo stesso tempo appartata come in un’oasi.

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Materia, materiali e tecniche costruttive vernacolari caratterizzano la visione contemporanea e sostenibile di molti architetti latinoamericani come quella della boliviana Pacha Yampara Blanco, che con la “Casa Restaurante a toda llama” diffonde la conoscenza dell’architettura in terra cruda, la materia “terra” quale possibile alternativa per la riduzione dell’impatto del settore delle costruzioni nella produzione di gas serra, ma la sua visione va oltre quella di un’architettura legata al territorio, valorizza la sapienza per l’allevamento dei lama, la tradizione popolare dell“ayni” della reciprocità disinteressata, pratica culturale dei popoli ancestrali, dove il denaro non è l’essenziale per costruire la casa, ma il contributo e l’aiuto degli altri abitanti l’altipiano boliviano.

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A pochi chilometri dalla Ciudad de Santa Cruz de la Sierra, nella “Casa de Quinta Quebracho” anche il boliviano Bruno Aragonese Cortez, enfatizza la matericità dell’architettura della tradizione locale, con l’uso dell’adobe, con l’impiego del tetto ventilato rivestito internamente con tegole in ceramica di tipo coloniale che servono per regolare la temperatura interna, mentre le grandi gronde proteggono esternamente la casa durante la stagione delle piogge.

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In Cile, Base Studio con la “Casa Quincha” rielabora in linguaggio contemporaneo il sistema costruttivo della quincha, ne rivisita ed esplora le potenzialità spaziali , espressive, materiali e geometriche di questa tradizionale tecnologia costruttiva di terra, combinando l’esperienza e le tecniche locali artigianali unitamente ad un processo progettuale sperimentale di disegno digitale.

 

Lo studio colombiano Yemail Arquitectos nella “Casa Elita” sfida l’architettura e la tecnologia per inventare uno spazio edificabile di risulta su un lotto “inesistente”. Una costruzione aperta su tutti i lati, pronta per esplorare viste vicine e lontane del paesaggio composta da tre piattaforme metalliche a sbalzo, ciascuna in un dialogo unico con una vista che fonde la montagna con la città.

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Le costruzioni degli architetti dello studio Luz de Piedra in Costa Rica sono realizzate per la maggior parte con un sistema costruttivo leggero ed a secco per ridurre l'impatto durante il processo di costruzione sulla giungla tropicale e negli ambienti naturali. Il “Cielo Lodge”, hotel immerso nel paesaggio tropicale ricco di biodiversità, è pensato come un’isola, che produce energia propria, pulita e ibridata con un impianto micro-idro, fotovoltaico ed include anche una laguna per il recupero dell'acqua piovana.

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“Galería dos hijas” dello studio ClaClá, in Baja California in Messico, è un progetto che valorizza l’architettura vernacolare impiegata nelle zone aride e la reinterpreta in chiave contemporanea. La costruzione dei volumi cilindrici, eseguita utilizzando la tecnica tradizionale denominata COB, una tecnologia antichissima simile alla lavorazione dei vasellami, che combina diversi materiali: paglia, argilla, fibre vegetali e granito, una modalità costruttiva che, una volta eseguita è autoportante.

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L’innovazione nella tradizione caratterizza l’opera dell’architetto panamense Patrick Dillon, profondo conoscitore dell’architettura indigena locale e dell’architettura nordamericana di Gamboa, tipica della Zona del Canale di Panama e suo luogo natio. Ne assorbe i principi che rielabora dando vita ad un’ architettura abitativa contemporanea adatta al tropico. In “Casa Salò”,” Casa en El Copé”, “Casa para una violinista”, “Casa para un pintor”, Dillon utilizza solo materiali sostenibili e solo strategie passive per mantenere un elevato livello di comfort ambientale durante tutto l’anno. Le sue case hanno grandi tetti aggettanti, come quelli delle case canalere tipiche dell’istmo, orientate per i venti predominanti per catturarli in tutte le stagioni quando provengono dall'oceano ed in questo modo sono ventilate naturalmente e non necessitano di aria condizionata. Ne preserva l’intorno e aggiunge altri alberi dalle grandi chiome che, man mano che crescono, contribuiscono a mantenere un intorno naturale fresco e gradevole.

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Il gruppo messicano Arquitectura Mixta nel “Hotel UNIK Isla Mujeres” progetta 4 strutture in bamboo di guadua: “Ola”, “DJ Booth”, “Wet Bar” e “Templo” per differenti utilizzi. Quest’ultimo è stato ispirato dalle forme della Babosa Marina messicana, mollusco che vive nel Mar dei Caraibi. Le strutture sono tutte state progettate utilizzando processi computazionali specifici ottimizzando e riducendo lo spreco di materiale oltre i costi di costruzione. Archi, travi, etc. tutti elementi costruttivi che sono stati realizzati utilizzando tecniche costruttive vernacolari adattate, migliorate ed innovate, contribuendo così alla preservazione delle stesse e dei materiali utilizzati dalle culture native.

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Per gli Inca la scelta del sito nel processo di costruzione di un'opera architettonica per un impatto minimo sull’ambiente era un principio fondamentale, come si può ancora oggi percepire nel Tempio del Sole e nel Tempio della Luna nella zona di Machu Picchu. Il peruviano Luis Longhi esprime un’architettura contemporanea che rispetta ancora questi insegnamenti ancestrali e per costruire la “Casa Pachacamac” parte proprio dal luogo e non dalla necessità di utilizzo. La risposta architettonica al sito è quindi la costruzione di una casa ipogea, che dialoga in modo equilibrato e sostenibile con il paesaggio, situata a soli 40km a sud di Lima, in una zona rurale con presenza di resti archeologici Pre-Inca.

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E sempre partendo dal sito si sviluppa il progetto per questo museo archeologico degli architetti peruviani Sandra Barclay e Jean Pierre Crousse, che deve trovare equilibrio tra la conservazione dello straordinario patrimonio esposto e la fruizione al pubblico. Il “Museo de sitio Julio C. Tello de la cultura Paracas”, realizzato sulle rovine del suo predecessore crollato per un terremoto, affronta l’ulteriore sfida di doversi integrare in un paesaggio culla di tale importante cultura andina e parte della più importante riserva biologica e paesaggistica del deserto costiero peruviano. Riprendendo la geometria compatta del preesistente museo, il nuovo si adegua alle esigenze ambientali e museografiche, risolte grazie ad un dispositivo di gestione ambientale innovativo che controlla il comfort interno per la conservazione dei variopinti tessuti ricamati di lana e cotone, trovati nella necropoli scoperta dall’archeologo peruviano Julio C. Tello a cui è intitolato il museo.

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Il messicano Javier Sanchez JSA con la “Casa Cosecha de lluvia”, situata a est di Città del Messico, propone una rotta alternativa, che partendo da una visione globale propone un design architettonico rigenerativo con l'acqua naturale della regione, basato sulla metodologia della permacultura. Un processo di progettazione integrato agli elementi naturali, che dà come risultato un ambiente sostenibile, in quanto si propone di stabilire una relazione olistica e connessa tra le persone e l’ecosistema. Oltre a contribuire al ripristino del microclima della regione, il progetto testimonia il potenziale della raccolta dell'acqua piovana per creare sistemi idrici autonomi e off-grid, eliminando la dipendenza dalla fornitura municipale della zona. Più di ogni altra componente ambientale, la conservazione e il miglioramento della qualità dell’acqua, come preziosa risorsa, ha il potenziale per migliorare notevolmente la sostenibilità degli ambienti edificati.

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Gli argentini Marantz Arquitectos nel loro fabbricato corporate della “Global Iconic Building” concentrano il design di una nuova edificazione destinata ad uffici per la generazione di un edificio “smart”, sostenibile ed innovativo anche nella modalità di lavoro; una struttura che monitora di continuo il microclima, ottimizza le risorse naturali, i sistemi costruttivi, informa con sistemi digitali i fruitori sui loro consumi sensibilizzandoli, attua il controllo energetico al fine di ridurre al minimo l'impatto ambientale dell’edificio outdoor/ indoor.

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Barrionuevo Villanueva riqualificano un vecchio “Conventillo” a La Boca, un tipico caseggiato destinato in passato a ricevere l’onda migratoria genovese e non solo. Ubicato nel caratteristico quartiere multicolore del distretto de La Boca di Buenos Aires, è un esempio di rigenerazione urbana e di eliminazione delle baraccopoli, di valorizzazione con ri-significazione dell’edificio con studio e riuso dei materiali. Per gli architetti argentini sostenibile è rigenerare, dare nuova vita ad architetture di valore storico, simbolico e culturale.

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In Ecuador il progetto della funivia Zaruma dello studio DHZ Arquitectura è un piano di mobilità urbana e turistica del “ Teleférico turístico Portovelo - Zaruma” ed un intervento su un luogo urbano. Recuperare il paesaggio urbano è la visione sostenibile di DHZ, così come recuperare la memoria storica del luogo ed allo stesso tempo connettere delle aree per la mobilità tra Portovelo e Zaruma. DHZ con questo progetto evidenzia quanto è importante l’attività ed il ruolo degli architetti, dei pianificatori, degli urbanisti per evitare la distruzione del patrimonio antropizzato, naturale e culturale delle nostre città.

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Per il salvadoregno Guillermo Altamirano, sono le rovine del preesistente Ospedale di Suchitoto, l’elemento protagonista del suo progetto di recupero per la nuova “Casa de Las Mujeres”. L’unica cosa recuperabile della preesistenza sembravano alcuni archi coloniali in pietra, ma poi altri importanti ritrovamenti durante i lavori di scavo, hanno indicato un’altra direzione al progetto e sono diventati di fatto l'elemento principale progettuale dell’intervento. Una struttura perimetrale sostenibile in bambù è stata impiegata per realizzare l’involucro delle chiusure perimetrali e permeabili per la ventilazione e illuminazione naturale, preservando allo stesso tempo lo stato delle antiche strutture murarie ospedaliere.

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In Nicaragua, Marcos Agudelo recupera con processi e materiali sostenibili la Chiesa di Solentiname, un edificio storicamente emblematico dove si tenevano gli incontri della comunità con il teologo nicaraguense Ernesto Cardenal. Agudelo smonta, recupera e rimonta l’architettura della chiesa secondo la tecnica costruttiva, rispettando la diversità delle essenze lignee impiegate, quindi il legno di nespolo per le colonne dell'edificio, che è resistente alla compressione ed all'umidità, il ”madero negro” per i pilastri, che sostengono il muro di “taquezal”, il legno di alloro per le travi principali del tetto. L’idea di sostenibilità non è qui solo nella ricostruzione, ma anche nella destinazione sociale di un luogo che servirà sempre come spazio inclusivo per ospitare le assemblee della comunità di Solentiname.

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In Costa Rica Bruno Stagno, architetto di riferimento internazionale per la sostenibilità, trasforma complessi industriali, come quello della “Sede Corporativa HOLCIM S.A. Costa Rica” da deserto urbano a zona industriale verde e accogliente. Un edificio che riflette le possibilità dei suoi materiali, lontano dal pensare un grande edificio aziendale come un oggetto isolato dall’intorno, lo reinventa con strutture di diverse scale e funzioni, come un campus. Luoghi che si alternano tra patii e giardini per creare un'area di lavoro a misura d'uomo e basata sui principi di sostenibilità costruttiva e ambientale, principi che si ritrovano in tutte le sue architetture.

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Il “CIVAC Parque Lineal” è un progetto di rigenerazione urbana di un’infrastruttura di quartiere, realizzato in una delle principali strade dello Jiutepec nello Stato di Morelos. L’opera dell’architetta messicana Rozana Montiel, integra il parco esistente, un centro civico, un nuovo skatepark ed una fontana. Premessa progettuale principale è stata il recupero dell'identità del paesaggio locale attraverso la conservazione di tutta la piantumazione esistente da più di 50 anni. Il progetto ha previsto la creazione di uno spazio per la comunità skate, che precedentemente utilizzavano un'area degradata ed abbandonata, oltre questo sono state integrate alcune piattaforme lungo lo sviluppo lineare del parco per creare luoghi di aggregazione e che servono da supporto al programma del parco urbano di queste aree multiuso.

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L’uruguaiano Federico Lagomarsino, vincitore del concorso del ”Ecoparque Las Piedras”, si pone l’obiettivo di trasformare e recuperare una vasta area della città uruguaiana di circa 23 ettari, dove vi sono i resti dismessi di cave per la lavorazione della zavorra e della pietra, che da anni avevano completato il loro ciclo produttivo. L’impianto del parco si sviluppa con un asse di intervento Nord-Sud, che accompagna il tracciato ferroviario preesistente, che è principio e strategia del programma, ovvero l’uso della preesistenza come contributo all'estetica identitaria del parco. L'asse di intervento Est-Ovest invece attraversa la ferrovia e segue la topografia del territorio. Il progetto si basa sul rafforzamento e sul recupero dei servizi eco-sistemici esistenti, scommettendo su un’opportunità di resilienza e proponendo come risposta laboratori per lo studio del paesaggio e per la sua comprensione e tutela.

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Il “Parque Comunitario la Pantalla” a Sucre in Venezuela di Gabriel Visconti Stoppello Aga Estudio si inserisce in una serie di interventi di riprogrammazione e di rafforzamento urbano territoriale, basato su modelli e pratiche cittadine partecipative. Il parco è un modello, un’impalcatura di azioni, conoscenze, procedure e tecnologie tutte locali. Un dispositivo di autocostruzione tra abitanti ed architetti, in una cooperativa di lavoro e di integrazione.

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Completa tutto questo insieme di visioni contemporanee e sostenibili l’opera del colombiano Simon Velez della “Iglesia sin religión”. Si tratta di un’architettura realizzata in bambù che si adatta e dialoga con il paesaggio naturale circostante, costruita per la prima volta a Pereira in Colombia, in attesa della nuova cattedrale crollata per un terremoto. Venne ricostruita per una seconda volta nelle vicinanze di Cartagena, ma senza essere più luogo di culto, ma per dirla alla Velez, semplicemente «un luogo spirituale».

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